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by Leandro Bronte
I mutamenti climatici sono quei fenomeni di innalzamento della temperatura della crosta terrestre, causati dalle emissioni di anidride carbonica che derivano principalmente dalle industrie e dai trasporti.
La produzione di anidride carbonica sarebbe un fatto naturale, regolato da un corrispondente rilascio di ossigeno da parte degli alberi, se non fosse che i disboscamenti interrompono questo equilibrio.
Ogni intervento dell’uomo sulla natura che determina modifiche,che siano gli allevamenti intensivi, sversamenti di petrolio a mare, moria di pesci, l’innalzamento delle acque,gli sbalzi di pressione, tutti causano fenomeni atmosferici abnormi come alluvioni e siccità, che a loro volta influenzano anche i fenomeni sociali.
Per fenomeni sociali possiamo considerare le guerre, come l’emigrazione, le disuguaglianze sociali come le malattie e le malformazioni, l’abusivismo,i conflitti sociali e tanto altro.
Infatti un alluvione causata da sbalzi di pressione a seguito dell’innalzamento della temperatura e dell’effetto serra,causa il travolgimento delle abitazioni abusive e la strage di persone.
Come sappiamo un alluvione che travolge vite umane causa conseguenze sociali gravi come la crisi economica,sociale e psicologica dei sopravvissuti.
Uno sversamento di petrolio in mare causerà la moria dei pesci e la conseguente crisi dei pescatori, ed a catena una crisi di tutta l’economia correlata e della società che vive in quei territori.
Le emissioni inquinanti che provocano malattie e malformazioni causeranno costi sanitari, che alla fine ricadranno sullo Stato e quindi sui cittadini.
L’innalzamento delle maree o la siccità causeranno emigrazione con tutte le problematiche che ben conosciamo.
Il disboscamento delle foreste per fare spazio agli allevamenti intensivi,causa il conflitto con le popolazioni indigene,la perdita della biodiversità,sovvertimento degli usi e costumi di quegli abitanti,come la contaminazione culturale degli indigeni.
Così come l’estinzione di animali causa conseguenze sociali,come le api la cui estinzione mette a rischio la stessa sopravvivenza dell’umanità,a causa dei pesticidi e dei diserbanti chimici che sono usati in agricoltura.
Gli esempi sono tanti ma il succo della questione è sempre lo stesso,e cioè a dire noi uomini tendiamo a considerare la natura un pozzo senza fine da cui deprediamo risorse come fossero eterne.
Consumiamo e sperperiamo risorse naturali come se fossero infinite, e distruggiamo ed uccidiamo territori e specie animali come se non vi fosse un delicato ecosistema che governa il pianeta.
Nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma dovrebbe essere il nostro mantra,ma tutti noi nessuno escluso,con ogni singola azione della nostra giornata influenziamo questo meccanismo di distruzione.
A partire dal cibo che compriamo e buttiamo e dalla plastica che sprechiamo,a finire con tutto quello che consumiamo quotidianamente,stiamo influenzando il pianeta.
Ma è anche vero che come i mutamenti climatici influenzano i fenomeni sociali, così anche i fenomeni sociali influenzano i mutamenti climatici.
I movimenti culturali e politici sono alla base dei modelli di sviluppo,infatti basti pensare come l’illuminismo con l’idea che l’uomo potesse dominare la natura grazie alla ragione ha cambiato il corso della storia
O pensiamo come le politiche colonialiste abbiano influenzato mutamenti e fenomeni sociali.
La dialettica politica tra ricchi e poveri con le disuguaglianze conseguenti è una delle cause fondanti dei mutamenti climatici e delle conseguenze sociali come le guerre.
L’idea che si cela dietro l’economia di mercato in cui io profitto è l’obiettivo primario da raggiungere e che chi riesce a vincere diventa come un essere superiore genera una corsa sfrenata al consumismo ed all’esaurimento delle risorse,ma anche alle guerre per controllare territori ed alla colonizzazione industriale.
Il risultato è che una piccola parte del pianeta,quello industrializzato,detiene e consuma la maggiorparte delle risorse energetiche,mentre la più grande parte degli abitanti del pianeta non ha neanche la luce elettrica.
Come se vi fosse una implicita giustificazione politica ad un apparente privilegio del mondo industrializzato,dove viene accettato che sia normale consumare anche le energie dei paesi poveri per produrre tutto ciò che soddisfi i nostri piaceri,ivi compreso gettare nella spazzatura non solo il cibo che potrebbe sfamare quel resto del mondo,ma anche tutto ciò non non ci garba più sia un vestito,un mobile,un giocattolo,un profumo o un vecchio quadro.
Quello su cui dovremmo iniziare a riflettere è: possono essere moralmente giustificate queste enormi differenze e disuguaglianze tra persone e tra popoli?
David Giuseppe Maria Melfa
Rete canapa Sicilia